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of Henri-Frédéric Amiel |
Second edition - Londres 1885 |
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Intime Aufzeichnungen |
Pendo Verlag - Zürich April 2003 |
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Diario intimo |
Longo - Collana: Il Portico- Anno 2000 |
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Fragmentos de um Diário Íntimo |
Rodrigo Farias / "Azel" |
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Pages du Journal intime, Schiffrin, 1927 |
Editore Armando Dadó - Anno 2005 |
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Das Journal intime, die Frauen, die Stadt Hans Peter Treichler |
Zürich - November 2006 |
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THE JOURNAL OF HENRI-FREDERIC AMIEL TRANSLATED, WITH AN INTRODUCTION AND NOTES By Mrs. HUMPHREY WARD |
Title: Amiel's Journal - Author: Mrs. Humphrey Ward Release Date: July, 2005 [EBook #8545] - [Yes, we are more than one year ahead of schedule]
[This file was first posted on July 21, 2003] Edition: 10 - Language: English - Character set encoding: ISO-8859-1
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TAG FÜR TAG - INTIME AUFZEICHNUNGEN
Übersetzung von Eleonore Frey
Pendo Verlag, Zürich 2003
ISBN 3858425559,
Gebunden, 309 Seiten, 24,90 EUR
ELEONORE FREY
Die am 18. Oktober 1939 in Frauenfeld geborene Eleonore Frey gilt als eine der wichtigsten Autorinnen der heutigen Schweiz. Nach dem Studium der Germanistik und Romanistik, welches sie mit einer Habilitation abschloss, hatte Frey Lehraufträge an der Universtität Zürich inne und leitete Veranstaltungen zur deutschen Literatur (bis 1997). Neben ihrer schriftstellerischen Tätigkeit machte sie sich einen Namen als Übersetzerin von französischer Literatur. Eleonore Frey lebt in Zürich. Freys Prosa ist durchdrungen von Rhythmik, Musikalität und Präzision. Besonders in Schnittstellen" (1990) zeigt sie sich als virtuose Sprachspielerin. Neues Sprachverständnis bedeutet auch immer eine neue Weise der Weltsicht. So handeln ihre Bücher von der Schwierigkeit sich in einer Welt zurechtzufinden, in welcher es an eindeutigen Wahrnehmungen und Bedeutungen mangelt. Das Offensichtliche wird dabei besonders skeptisch betrachtet. Eleonore Frey geht den dornigen Weg der Querdenkerin.
KLAPPENTEXT
Ausgewählt von Leo Tolstoi; herausgegeben und mit einem Nachwort von Felix Philipp Ingold. Aus dem Französischen von Eleonore Frey. Nietzsche, Hofmannsthal und viele andere haben das Tagebuch von Henri-Frederic Amiel gelesen, bewundert und diskutiert. Erst nach dem Tod des Genfer Philosophieprofessors sind Auszüge aus dem fast 17000 Seiten umfassenden und über 30 Jahre geführten Tagebuch publiziert worden. Es ist das Zeugnis einer bewegten Epoche und ihres Zeitgeistes. Und es ist eines der wichtigsten Werke der europäischen Literatur. Tolstoi war so begeistert, dass er eine Auswahl getroffen und sie auf russisch herausgebracht hat, übersetzt von seiner Tochter.
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Amiel, Henri-Frederic - Diario intimo
Longo - Collana: Il Portico
n. 117 - Pagine 720 - Formato 17x24 - Anno 2000 - ISBN 8880632558
Argomenti: Biografie - Autobiografie - Diari - Interviste
Normalmente evaso in 1-2 gg. lavorativi
PINO MENSI,
nato a Milano nel 1919, già ordinario di Lettere negli Istituti Magistrali, può segnare al suo attivo una trentina di pubblicazioni: poesie, traduzioni, bibliografie, saggi e studi, nelle pagine dei quali si avverte a tratti una tale consonanza col severo mondo etico di Amiel da indurre a pensare che il famoso Diario intimo abbia trovato il traduttore ideale.
PREFAZIONE / INTRODUZIONE
La vita di Henri-Frédéric Amiel è povera di avvenimenti esteriori e si può riassumere in poche righe: è nato il 27 settembre 1821 a Ginevra. Suo padre Henri, negoziante, caduto in una profonda depressione per la perdita della moglie Caroline Brandt, morta di tubercolosi nel 1832, si suicida nel 1834 gettandosi nel Rodano. Amiel ha allora tredici anni. Affidato con le sorelle Fanny e Laura allo zio paterno Frédéric, rimane con lui sette anni. Frequenta il College di Ginevra e nel 1837 è ammesso, a soli sedici anni, all'Académie e si iscrive alla società studentesca di Zofìngue, attratto dalle sue idealità, ma presto deluso dalla superficialità e volgarità dei compagni. Finiti gli studi, nel 1841-42 viaggia per sette mesi in Italia, toccando Napoli, Roma, Malta, Livorno, Firenze, Bologna. Visita poi Parigi, la Normandia e la Bretagna, il Belgio, le rive del Reno, Heidelberg: qui si ferma dieci mesi e impara a fondo il tedesco. Nel 1844 si iscrive all'Università di Berlino e vi segue con entusiasmo i corsi di filosofia, filologia, estetica, teologia, geografìa, storia, tenuti dai grandi nomi dell'epoca. Nel 1845 visita la Danimarca e i paesi scandinavi; nel 1846 l'Olanda e la Germania occidentale. Finalmente, dopo brevi soggiorni a Vienna e a Tubinga, torna nel dicembre 1848 a Ginevra, dove vince il concorso per la cattedra universitaria di Letteratura francese ed estetica, cui è nominato il 10 aprile 1849. Gli rimane il gusto del viaggio: un po' per tutta la Svizzera (cantone di Vaud, Neuchâtel, Basilea, Losanna, Aigle, ecc.) e nella vicina Francia (Aix-les-Bains, la Savoia, ecc.), a Parigi e a Londra (1851 e 1862), a Torino (per Montpellier, Marsiglia, Genova nel 1853; per Susa, Pinerolo, Torre Pellice nel 1856), brevi ritomi a Heidelberg (1861 e 1870) e a Berlino (1863), ancora a Parigi (1867), in Olanda (dal 3 agosto al 24 settembre 1873), in varie stazioni termali, in Provenza (dal 3 dicembre 1874 al 17 aprile 1875). Ma insomma da Ginevra, se si tolgono le consuete villeggiature lungo il Lemano (specialmente attorno a Vevey, Ollon e Montreux) non si allontana mai, nonostante l'avversione che gli ispira il clima morale di quella città. Le delusioni accademiche e le incomprensioni di colleghi e superiori cominciano subito: nel 1850 deve coprire anche la cattedra di Filosofia, per la quale si sente meno preparato, e nel 1854, soppressa la cattedra di Estetica è definitivamente chiamato a quella di Filosofìa, che tiene, non sempre pago degli esiti ma con indefessa scrupolosità, fino alla morte, avvenuta, dopo anni di graduale e dolorosa decadenza fisica, l'11 maggio 1881.
I motivi psicologici principali che percorrono questa esistenza meditativa e solitaria sono il desiderio smanioso di sapere e di capire tutto, uomini e cose, la crescente insoddisfazione di sé, dell'ambiente in cui vive e del lavoro che lo lega a un'attività relativamente limitata e scarsamente apprezzata; il bisogno assillante di affetto e di riconoscimento, che si va gradatamente concentrando nella duplice aspirazione a un matrimonio degno dell'ideale umano e a un'opera degna di fama universale. L'una e l'altra destinate a rimanere inappagate, per l'altezza dell'ideale sognato e per l'irresoluta debolezza della volontà. La malinconia pensosa con la quale Amiel contempla queste sconfitte della sua sensibilità e della sua ambizione si traduce in uno scavo sempre più lucido e profondo nella struttura psichica dell'uomo e nei motivi segreti del suo essere e del suo agire; scavo che si affida - d'anno in anno sempre più indispensabile, irrefrenabile, impersonale - alle amiche pagine del diario. E il "Diario intimo" finisce così col sostituirsi a tutto ciò di cui Amiel sente la mancanza: diventa il confidente, il consolatore, il compagno, il giudice, il consigliere. Diventa, come dice con eleganza Bernard Gagnebin, una "rivincita sulla vita". Diventa l'opera che assicurerà ad Amiel l'agognata immortalità.
Tra il 1976 e il 1994 ne è uscita a Losanna la prima edizione integrale, in dodici volumi di più di mille pagine l'uno (il manoscritto, come si sa, ne comprende circa 16900). Impossibile pensare a un'edizione italiana completa dell'opera: chiunque voglia approfondire lo studio della personalità dell'autore o farsi un'idea precisa della vita culturale e del costume ginevrino nella seconda metà dell'Ottocento dovrà ricorrere a questa accuratissima edizione, che rimarrà, forse per secoli, il punto di riferimento obbligatorio di ogni studio amieliano.
Tuttavia, terminata la ventennale lettura, l'idea, più volte affacciatasi mentre annotavo per mio diletto passaggi, pensieri, immagini particolarmente felici, di ricavare dai dodici volumi una scelta meno avara di quelle reperibili in Italia (derivate dai "frammenti" già pubblicati a Ginevra e a Parigi') e soprattutto tale da rappresentare più compiutamente la sfaccettata individualità dell'autore, mi si ripresentò imperiosa, allettante ma anche allarmante per la vastità dell'opera e per la responsabilità dell'antologista e del traduttore.
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por Henri-Frédéric Amiel Tradução de Mário D. Ferreira Santos, publicado como Diário Íntimo pela Ediouro Ed. Globo, Porto Alegre, 1950 Minibiografia y Fragmentos de um Diário Íntimo Alguns textos ainda não estão disponíveis - Texos de Filosofia e Literatura - Rodrigo Farias / "Azel" |
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Philine, Frammenti del Diario
intimo |
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Amiel oder Das gespiegelte Leben |
Die Geschichte eines tragischen Lebens und einer unerfüllten
Liebe aus dem 19. Jahrhundert. Henri-Frédéric Amiel,
melancholischer Philosophieprofessor und Poet in Genf, flüchtet
vor dem Leben in sein Tagebuch. Es macht ihn berühmt aber
erst nach seinem Tod. Hans Peter Treichler bringt das
«Phänomen Amiel» einem deutschsprachigen Publikum
näher. Für Henri-Frédéric Amiel, den
melancholischen Junggesellen, scheinen Liebe und Ehe so unerreichbar
wie das grosse literarische Werk, das seine Freunde von ihm erwarten.
Aber im Genf des Sommers 1860 steuert sein Leben auf eine
Entscheidung zu. Von der geheimnisvollen Marie Favre verspricht sich
der 39-Jährige die Einweihung in die körperliche Liebe. Die
unscheinbare Louise Wyder bringt ihm Bewunderung und
unverbrüchliche Hingabe entgegen; beide hoffen auf eine Zukunft
zu zweit. Ein Konflikt, vor dem sich Amiel in die Seiten seines
Tagebuchs flüchtet.
Hans Peter Treichler stützt sein fesselndes Porträt auf
Amiels weltberühmt gewordenes Journal intime. Er zeichnet einen
grüblerischen Selbstbeobachter, dem aber, wenn er für
einmal die «schwarzen Falter der Melancholie» verscheucht
hat, witzige, tiefsinnige und prophetische Einsichten zufliegen.
Über das Leben, die Liebe und die geliebt-gehasste Heimatstadt
Genf. Und über die Frauen.
«Eine Frau möchte geliebt werden ohne Warum und Weshalb.
Nicht weil sie hübsch ist oder gut, nicht wegen ihres Benehmens,
ihrer Anmut, ihres Geistes, sondern weil sie sie selbst ist.»
Henri-Frédéric Amiel